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L'incertezza della pena che piace anche agli italiani

L'incertezza della pena che piace anche agli italiani

Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 11/02/2015 12:33:58

L’Italia è la nazione europea col più alto numero di leggi penali e civili eppure siamo la nazione con il più alto livello d’incertezza di applicazione delle pene. In special modo negli ultimi vent’anni, abbiamo assistito a un costante abbattimento della certezza della pena applicato a reati d’ogni genere. Alcuni, fanno risalire questo cambiamento del meccanismo legislativo all’entrata in politica di Silvio Berlusconi e all’andamento altalenante di realizzazione di Leggi ad personam tutte dedicate alla figura dell’ex premier.

Se da un lato ciò è possibile, dall’altro bisogna riflettere sul fatto che, l’enorme profusione di Leggi che riempiono i codici della nostra legislazione, sembrano create ad arte al solo scopo di diminuire gli effetti delle leggi fondamentali di riferimento, una sorta di “aggiustamento” costante che permette ai giudici un’interpretazione poliedrica dei reati e delle conseguenti pene che chi li compie sarebbe tenuto a subire.

Tutto ciò, appare essere per alcuni un sistema a garanzia della Democrazia, mentre a tutti gli effetti è la negazione del concetto stesso di Democrazia, dal momento che se un cittadino non può contare sull’applicazione della legge nei confronti di chi si è macchiato di un reato contro la persona, ecco che di fatto gli viene negato il diritto di essere risarcito, non solo economicamente se il caso lo prevede, ma anche in ordine di giustizia sociale.

Se a questo aggiungiamo le mostruose lungaggini degli iter giudiziali e le Leggi che permettono la prescrizione dei reati, ecco che ci troviamo di fronte a un sistema giuridico che palesemente nega il diritto alla difesa a chi un reato subisce e garantisce l’impunità a chi quel reato ha commesso.

Chi si giova di questo andamento? Sicuramente a una classe dirigente che si avvale di Leggi scriteriate che permettono un sistema basato sulla corruzione. Per garantirsi questo ovviamente è necessario applicare le stesse Leggi anche ai cittadini. Così facendo è come se si stringesse un tacito patto di associazione a delinquere fra chi dirige il paese e chi delinque per professione, ponendo così grossi dubbi di interpretazione su chi sia un delinquente di professione e chi no.

Non è facile diventare un paese corrotto come l’Italia eppure ci siamo riusciti, paradossalmente a suon di Leggi. A dimostrazione del fatto che, se si vuole, si può cambiare un sistema nella sua interezza. Dipende in che senso ovviamente. Da noi, si cambia sempre nel senso peggiore del termine.

Per modificare in bene il sistema paese sarebbe necessaria la volontà di tutta la popolazione che però non appare affatto interessata alla risoluzione del sistema di corruzione che ha fatto annegare la nazione. A quanto pare, è un sistema che va bene un po’ a tutti, tranne nel momento in cui si passa ad essere vittima di un qualche reato piuttosto che protagonisti di qualche atto piccolo o grande di corruzione.

Il problema è dentro ogni singolo essere umano, che deve imparare che non esistono due pesi e due misure e una giustizia che deve materializzarsi solo quando conviene, ma un’unica visione da condividere: la ricerca dell’onestà a tutti i costi. Si sa però che gli schemi mentali sono duri da abbattere e ciò non porterà che a un potenziamento del sistema attuale che non lascia intendere alcuna volontà di essere messo in discussione. Il patto basato sulla corruzione e stretto tacitamente fra la dirigenza del paese e la cittadinanza continuerà ad esistere e ciò non potrà che portarci oltre il baratro in cui siamo già caduti da tempo. Peccato. 


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